Che tasse paga un procacciatore d’affari
La tassazione dei procacciatori d’affari
1. Introduzione
Il procacciatore d’affari guadagna tramite provvigioni ottenute quando le segnalazioni di potenziali clienti o collaborazioni si traducono in contratti.
Ma quali tasse deve pagare questa figura professionale?
La risposta dipende principalmente dalla natura (occasionale o continuativa) dell’attività, dal regime fiscale adottato e dagli obblighi previdenziali previsti dalla legge. In questo articolo, analizzeremo i diversi scenari fiscali e contributivi che riguardano il procacciatore d’affari.
2. Prestazione occasionale
Se il procacciatore svolge l’attività in modo saltuario ovvero non supera nel corso dell’anno solare un totale di 5.000 euro complessivi lordi è considerata collaborazione occasionale:
I compensi dovranno essere dichiarati nel modello Redditi PF, all’interno del Quadro RL dove verrà indicata ovviamente anche la ritenuta d’acconto.
Il procacciatore occasionale richiede all’azienda mandate la certificazione di versamento della ritenuta.
Per provvigioni inferiori a 5.000 euro il procacciatore potrebbe avere un credito IRPEF che può essere richiesto come rimborso o utilizzato per compensare altri tributi.
Ritenuta d’acconto
Il procacciatore d’affari occasionale non emettere fattura, ma rilascia una ricevuta per prestazioni occasionali sulla quale deve applicare una ritenuta d’acconto del 23% sul 50% dell’importo, ex art. 25-bis del DPR n. 600/73. E’ tenuto ad applicare una marca da bollo da 2 euro se l’importo supera € 77
Ricevuta e ritenuta d’acconto per le prestazioni occasionali del procacciatore d’affari
I compensi devono essere dichiarati nel modello Redditi PF, all’interno del Quadro RL dove deve essere presente anche la ritenuta d’acconto.
Il procacciatore deve richiedere all’azienda mandate la certificazione di versamento della ritenuta.
Con compensi inferiori a 5.000 euro la dichiarazione dei redditi potrebbe generare un credito IRPEF che potrà essere richiesto come rimborso o eventualmente compensato con il versamento di altri tributi.
Il procacciatore d’affari occasionale non può emettere fattura, ma ilascia una ricevuta per prestazione occasionaleper la provvigione percepita sulla quale deve applicare una ritenuta d’acconto del 23% sul 50% del compenso, ex art. 25-bis del DPR n. 600/73. Sulla ricevuta deve, inoltre, essere applicata una marca da bollo da 2 euro se l’ammontare supera € 77
- Ritenuta d’acconto: quando emette una ricevuta per prestazione occasionale, di norma il 20% del compenso lordo viene trattenuto dal committente e versato all’Erario come ritenuta d’acconto.
- Dichiarazione dei redditi: tali compensi rientrano nei “redditi diversi” (art. 67 TUIR) e vanno indicati nella dichiarazione (730 o Redditi PF).
- Contributi previdenziali: se non si superano determinate soglie e non c’è continuità, non scatta l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS. Oltre tali limiti, potrebbe essere dovuta la contribuzione sulla parte eccedente.
3. Attività continuativa e partita IVA
Quando l’attività diventa abituale e genera redditi rilevanti:
- Partita IVA: scatta l’obbligo di aprire la partita IVA, inquadrando la professione con un codice ATECO appropriato (spesso 46.19.02 o 74.90.99).
- Regime fiscale: si può optare per il forfettario (se si rispettano i requisiti, come il limite dei ricavi) o per il regime ordinario (con la deduzione dei costi reali e l’applicazione degli scaglioni IRPEF).
- Versamento dell’IVA (salvo forfettari): se in regime ordinario, occorre applicare l’IVA sulle provvigioni e liquidarla periodicamente.
Fattura del procacciatore d’affari con partita Iva
Come abbiamo detto in precedenza se il procacciatore d’affari svolge l’attività in modo continuativo e/o supera 5.000 euro di compensi allora dovrà obbligatoriamente aprire la partita iva.
Occorrerà inoltre effettuare l’iscrizione al Registro Imprese e all’Inps.
Inoltre, il procacciatore continuativo deve emettere regolare fattura assoggettata ad IVA e deve registrarla nel registro delle fatture emesse nei termini di legge, mentre quello occasionale deve emettere solo una ricevuta soggetta a ritenuta di acconto e marca da bollo di 2 euro se di importo superiore a 77,47 euro.
4. Contributi previdenziali
A differenza degli agenti di commercio (obbligati a iscriversi all’ENASARCO), il procacciatore d’affari:
- Non versa a ENASARCO.
- Iscrizione Gestione Separata INPS: è però necessaria se l’attività è svolta in modo continuativo e professionale. L’aliquota contributiva si aggira intorno al 25-27% (stabilita annualmente) da applicare sul reddito imponibile.
- Modalità di pagamento: i contributi si versano nelle scadenze previste per i lavoratori autonomi (generalmente saldo e acconti in giugno e novembre).
5. Scelta del regime fiscale
- Regime forfettario: imposta sostitutiva al 15% (o al 5% per i primi 5 anni, se si rispettano i requisiti), esenzione dall’IVA in fattura e contabilità semplificata. È vantaggioso per chi ha costi ridotti e non supera determinati limiti di fatturato.
- Regime ordinario: applicazione delle aliquote IRPEF progressive, deduzione dei costi effettivi e necessità di tenuta di una contabilità più articolata (registri IVA, libri contabili, ecc.).
6. Dichiarazione dei redditi
- Occasionale: i compensi, con la ritenuta d’acconto già operata, si dichiarano tra i redditi diversi.
- Continuativo: si compilano i quadri relativi al lavoro autonomo (o all’impresa individuale se in contabilità ordinaria), versando IRPEF (o imposta sostitutiva in caso di forfettario) e contributi.
7. Sanzioni per inadempimenti
Chi non si conforma agli obblighi fiscali e previdenziali può incorrere in:
- Accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, con possibili contestazioni di evasione d’imposta o omessa dichiarazione dei redditi.
- Recuperi contributivi: se si supera la soglia di occasionalità ma non ci si iscrive alla Gestione Separata, l’INPS può richiedere il versamento dei contributi arretrati più sanzioni e interessi.
8. Consigli pratici
- Valutare la natura dell’attività: se sporadica e a bassa remunerazione, potrebbe inquadrarsi come prestazione occasionale. Se stabile, occorre la partita IVA.
- Scegliere il regime fiscale con cura: forfettario o ordinario, a seconda delle previsioni di fatturato e della struttura dei costi.
- Monitorare gli incassi: per evitare di superare le soglie di occasionalità o di restare fuori dai limiti del forfettario.
9. Conclusioni
Le tasse che un procacciatore d’affari paga dipendono dal suo inquadramento (occasionale o continuativo), dal regime fiscale prescelto (forfettario o ordinario) e dalle regole previdenziali (iscrizione alla Gestione Separata INPS in caso di abitualità).
Una corretta impostazione fin dall’inizio evita costosi inadempimenti e permette di ottimizzare la fiscalità, concentrandosi sul vero obiettivo: individuare e segnalare contatti profittevoli per le aziende.