Attività Occasionale o Abituale
dell’incaricato alle vendite
Se nel corso di un’anno solare, l’incaricato alle vendite riceve provvigioni NETTE inferiori ad Euro 5.000 (lordo circa 6.410 euro) l’attività viene considerata occasionale.
Se l’attività di incaricato alle vendite e svolta in modo occasionale l’incaricato non deve avere una partita iva basta il semplice codice fiscale e non deve versare i contributi INPS.
Se l’attività di incaricato alle vendite è svolta in modo abituale l’incaricato dovrà** aprire una partita Iva** e versare l’IVA (mensilmente o trimestralmente) che l’azienda aggiunge in fattura oltre alle provvigioni dovute.
Inoltre se l’attività è abituale l’azienda stessa versa i contributi INPS per conto dell’incaricato, trattenendoli alla fonte.
In particolare i contributi INPS sono dovuti per due terzi dall’azienda mandante e per un terzo dall’incaricato.
Le aliquote INPS sono del 24% se l’incaricato ha già una posizione INPS aperta, e del 32,72% se l’incaricato non ha una posizione INPS già aperta.
In ogni caso le quote sono così ripartite: 2/3 a carico dell’azienda e 1/3 a carico dell’incaricato alle vendite
Quando è considerata attività abituale?
Se nel corso di un’anno solare, l’incaricato alle vendite riceve provvigioni NETTE superiori ad Euro 5.000 (lordo circa 6.410 euro) l’attività viene considerata abituale, e l’incaricato deve aprire la partita iva e versare l’Iva (mensilmente o trimestralmente) che l’azienda mandante aggiungerà alle sue provvigioni.
Dal punto di vista legale, non ci sono norme che determinano la differenza tra un’attività dell’incaricato alle vendite svolta in maniera abituale o occasionale: con la circolare 7/1496 del 30/4/1977, il Ministero delle Finanze indica nella “professionalità” il carattere abituale di un’attività.
La Corte di Cassazione si è invece soffermata sull’occasionalità, con la sentenza 1052 del 20/6/1988, sottolineando come l’art. 81, comma 1, lettere i e l del TUIR, sia da applicare valutando la contingenza, l’eventualità e la secondarietà dell’attività svolta.
Una volta stabilita l’occasionalità di un’attività, si esclude il pagamento di contributi INPS per l’incaricato alle vendite.
Questi ultimi sono invece dovuti (come del resto è richiesta un’apertura di partita iva, giusta la legge 173/2005 e la RM 18/E del 27/1/2006) con provvigioni annue che superano il tetto dei 5.000 euro netti (lordo circa 6.410 euro), così come indicato dall’art. 81 T.U. per quanto riguarda la legge 335/95.
L’azienda aggiunge l’Iva
L’Iva che l’incaricato alle vendite abituale dovrà versare non va mai a diminuire l’importo delle sue provvigioni, perchè è l’azienda che, dal momento in cui l’incaricato apre la partita iva, aggiunge l’iva oltre alle sue provvigioni e l’incaricato dovrà semplicemente provvedere al versamento.
L’azienda versa la quota INPS dell’incaricato
Per l’incaricato alle vendite abituale l’azienda versa la quota di contributo INPS per conto dell’incaricato “Gestione separata”, trattenendola alla fonte.
Ricordiamo che la quota INPS è così ripartita 1/3 a carico dell’incaricato e 2/3 a carico dell’azienda.
Le aliquote INPS dell’incaricato
Le aliquote INPS sono del 24% se l’incaricato ha già una posizione INPS aperta, e del 32,72% se l’incaricato non ha una posizione INPS già aperta.
In ogni caso l’incaricato paga sempre 1/3 di tale aliquota.
L’importo viene sempre trattenuto alla fonte dall’azienda e versato dalla medesima, l’incaricato non deve mai fare alcun versamento INPS.
A chi conviene il regime occasionale
Il regime occasionale rappresenta la soluzione ideale per diverse categorie di incaricati alle vendite, in particolare per coloro che si trovano nelle seguenti situazioni:
Principianti e neofiti che desiderano testare il settore della vendita diretta senza impegnarsi immediatamente in adempimenti burocratici e fiscali complessi.
Lavoratori dipendenti che vogliono integrare il proprio reddito principale con un’attività secondaria limitata, mantenendo la massima semplicità gestionale.
Studenti universitari che cercano un’occupazione flessibile compatibile con gli impegni di studio, senza necessità di strutturarsi professionalmente.
Pensionati che desiderano mantenersi attivi e integrare la pensione con un’attività leggera, senza superare soglie che potrebbero influire negativamente sul trattamento pensionistico.
Persone in cerca di occupazione che vogliono iniziare gradualmente un’attività professionale, testando le proprie capacità e il mercato prima di impegnarsi in modo più strutturato.
La semplicità gestionale, l’assenza di obblighi previdenziali e la non necessità di partita IVA rendono questo regime particolarmente vantaggioso per chi prevede di mantenere l’attività entro volumi contenuti.
A chi conviene il regime abituale
Il regime abituale risulta invece più adatto a chi intende sviluppare l’attività di incaricato alle vendite in modo più strutturato e continuativo, in particolare:
Professionisti della vendita che hanno già sviluppato una clientela solida e prevedono di superare stabilmente la soglia dei 5.000 euro netti annui.
Networker che hanno costruito una rete di vendita efficiente e possono contare su provvigioni di gruppo significative oltre a quelle personali.
Ex lavoratori dipendenti che hanno scelto di dedicarsi a tempo pieno all’attività di vendita diretta, facendone la propria principale fonte di reddito.
Imprenditori di se stessi che vedono nell’attività di incaricato alle vendite un’opportunità di crescita professionale a lungo termine, con prospettive di guadagno crescenti.
Persone con competenze commerciali consolidate che possono sfruttare le proprie capacità relazionali e di vendita per generare volumi d’affari rilevanti.
Nonostante gli adempimenti aggiuntivi, il regime abituale offre importanti vantaggi in termini di copertura previdenziale e possibilità di crescita professionale, rappresentando un passaggio quasi obbligato per chi intende fare della vendita diretta la propria principale attività lavorativa.
Vantaggi e svantaggi del regime occasionale
Vantaggi del regime occasionale
La semplicità amministrativa rappresenta uno dei principali punti di forza: non è necessario aprire una partita IVA, tenere registri contabili o presentare dichiarazioni IVA periodiche.
L’assenza di contributi previdenziali consente di mantenere più alto il netto percepito, anche se ciò comporta la mancata maturazione di contributi pensionistici.
La possibilità di iniziare senza investimenti iniziali significativi rende l’attività accessibile a chiunque, senza necessità di confrontarsi immediatamente con costi fissi.
La compatibilità con altre attività lavorative o di studio permette di integrare il proprio reddito principale senza complicazioni fiscali o burocratiche.
L’immediatezza operativa consente di dedicarsi da subito all’attività commerciale, senza doversi preoccupare di adempimenti amministrativi complessi.
Svantaggi del regime occasionale
Il limite di provvigioni (5.000 euro netti annui) può risultare penalizzante per chi sviluppa con successo l’attività, imponendo un “tetto” artificiale ai guadagni o obbligando al passaggio al regime abituale.
L’assenza di copertura previdenziale significa non accumulare contributi per la pensione futura, aspetto che può risultare problematico se l’attività viene svolta per periodi prolungati.
La limitata deducibilità delle spese non permette di abbattere il reddito imponibile con i costi sostenuti per l’attività, come invece possibile per chi opera in regime abituale.
L’impossibilità di dedurre l’IVA sugli acquisti relativi all’attività rappresenta un costo aggiuntivo non recuperabile.
La percezione di minor professionalità da parte di alcuni clienti o aziende, che potrebbero preferire collaborare con incaricati strutturati con partita IVA.
Vantaggi e svantaggi del regime abituale
Vantaggi del regime abituale
La possibilità di crescita illimitata dei guadagni, senza il vincolo del tetto dei 5.000 euro netti, consente di sviluppare pienamente il potenziale dell’attività.
La copertura previdenziale garantisce l’accumulo di contributi per la pensione futura, con due terzi dell’onere a carico dell’azienda mandante.
La maggiore professionalità percepita dal mercato può aprire opportunità di collaborazione con clienti e aziende più strutturati.
La possibilità di recuperare l’IVA sugli acquisti relativi all’attività, tramite la dichiarazione IVA periodica.
L’accesso a contratti più vantaggiosi con alcune aziende di vendita diretta, che possono riservare condizioni migliori agli incaricati professionisti.
La maggiore tutela legale derivante da un rapporto più formalizzato con l’azienda mandante.
Svantaggi del regime abituale
Gli adempimenti burocratici e amministrativi più complessi: apertura e gestione della partita IVA, liquidazioni IVA periodiche, dichiarazione annuale IVA.
I costi fissi legati alla gestione professionale dell’attività, come commercialista, software gestionali, eventuale iscrizione a enti di categoria.
La trattenuta dei contributi previdenziali che, sebbene per un terzo, riduce l’importo netto delle provvigioni percepite.
La maggiore esposizione a controlli fiscali, tipica di tutte le attività con partita IVA.
La necessità di una pianificazione finanziaria più accurata per gestire i flussi di cassa, considerando le scadenze fiscali e contributive.
La minore flessibilità nel passaggio ad altre attività o nella sospensione temporanea, dovuta alla necessità di gestire la chiusura o sospensione della partita IVA.
Aspetti da considerare nella scelta del regime
La decisione tra regime occasionale e abituale dovrebbe basarsi su una valutazione attenta di diversi fattori, che vanno oltre il semplice calcolo delle provvigioni previste. Ecco alcuni elementi fondamentali da considerare:
La prospettiva temporale dell’attività: un’impegno di breve periodo può essere gestito in regime occasionale, mentre un progetto professionale a lungo termine richiede il passaggio al regime abituale.
Gli obiettivi di guadagno: se si ambisce a sviluppare un’attività redditizia, il regime abituale diventa inevitabile una volta superata la soglia dei 5.000 euro netti.
La situazione previdenziale personale: per chi non ha altre forme di copertura previdenziale, il regime abituale offre il vantaggio di accumulare contributi per la pensione futura.
La disponibilità di tempo per gestire gli adempimenti amministrativi o le risorse per delegarli a un professionista.
La struttura dei costi dell’attività: se si prevedono investimenti significativi in strumenti, materiali o formazione, il regime abituale consente di recuperare almeno l’IVA su tali spese.
La presenza di altri redditi che potrebbero influenzare la convenienza fiscale complessiva di un regime rispetto all’altro.
L’età e la fase di vita dell’incaricato: per un giovane all’inizio della carriera, la copertura previdenziale del regime abituale può rappresentare un investimento importante per il futuro.
Transizione da occasionale ad abituale: cosa sapere
Il passaggio dal regime occasionale a quello abituale rappresenta una fase delicata nella carriera di un incaricato alle vendite. Ecco gli aspetti principali da considerare per gestire efficacemente questa transizione:
Il monitoraggio costante delle provvigioni è fondamentale per identificare tempestivamente l’approssimarsi della soglia dei 5.000 euro netti, evitando di trovarsi in situazioni di irregolarità.
L’apertura della partita IVA deve essere effettuata prima di superare la soglia, idealmente con alcuni margini di anticipo per gestire correttamente gli adempimenti iniziali.
La comunicazione all’azienda mandante del cambio di regime è essenziale affinché questa possa adeguare le proprie procedure di fatturazione, aggiungendo l’IVA alle provvigioni e gestendo correttamente le trattenute previdenziali.
La scelta del regime fiscale più adatto (ordinario o forfettario, se applicabile) richiede una valutazione attenta della propria situazione, preferibilmente con il supporto di un commercialista.
L’organizzazione amministrativa deve essere predisposta per gestire le nuove incombenze: conservazione delle fatture, monitoraggio delle scadenze fiscali, eventuale software gestionale.
La pianificazione finanziaria deve tenere conto delle nuove uscite periodiche legate agli adempimenti fiscali e contributivi.
La formazione personale sugli aspetti basilari della gestione fiscale dell’attività è consigliabile, anche se ci si avvale di un professionista, per mantenere il controllo della propria situazione.
Conclusioni
L’attività di incaricato alle vendite offre la possibilità di scegliere tra due regimi operativi distinti – occasionale e abituale – ciascuno con caratteristiche, vantaggi e limitazioni specifiche, adattabili a diverse esigenze professionali e personali.
Il regime occasionale, con il suo limite di 5.000 euro netti (lordo circa 6.410 euro) di provvigioni annue, rappresenta un’ottima soluzione per chi desidera approcciarsi gradualmente al settore della vendita diretta, beneficiando di una notevole semplicità gestionale e dell’assenza di obblighi previdenziali.
Il regime abituale costituisce invece il naturale sviluppo per chi intende fare dell’attività di incaricato alle vendite una professione strutturata, con prospettive di crescita illimitate e una corretta copertura previdenziale, pur comportando maggiori adempimenti amministrativi.
La scelta tra i due regimi dovrebbe basarsi su una valutazione complessiva che consideri non solo il volume attuale di provvigioni, ma anche le prospettive future, le esigenze previdenziali, la disponibilità di tempo per gli adempimenti amministrativi e gli obiettivi professionali dell’incaricato.
Indipendentemente dal regime scelto, è fondamentale ricordare che l’attività di incaricato alle vendite gode di un trattamento fiscale vantaggioso rispetto ad altre forme di lavoro autonomo, con un’imposizione fiscale definitiva del 17,94% e, nel caso del regime abituale, con due terzi dei contributi previdenziali a carico dell’azienda mandante.
La consulenza di un professionista esperto in materia fiscale rappresenta sempre un investimento prezioso, specialmente nel momento della transizione da un regime all’altro, per ottimizzare la propria posizione e garantire il pieno rispetto degli obblighi normativi.
In definitiva, la flessibilità offerta da questi due regimi consente di adattare l’attività di incaricato alle vendite a diverse fasi della vita professionale, rappresentando un’opportunità accessibile e scalabile per chiunque desideri intraprendere un percorso nel mondo della vendita diretta.